Elena Carrozzo

Dopo la maturità scientifica, mi sono iscritta alla Facoltà di Psicologia presso l’Università di Parma conseguendo la laurea specialistica in Psicologia. In seguito mi ha affascinato il mondo della ricerca scientifica ed ho cominciato a collaborare come tirocinante prima e come docente poi con l’Università di Parma, decidendo di iscrivermi alla scuola di Dottorato. Dopo aver conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Psicologia e aver ultimato il Master in Psicologia clinica, ho deciso di continuare il mio vero sogno, diventare una psicoterapeuta, così mi sono specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva nella sede di Verona (direttore prof. Francesco Mancini) e ho iniziato la libera professione.

Grazie ai diversi tirocini effettuati presso i Centri di Salute Mentale mi sono appassionata ai Disturbi di Personalità e ho dedicato la libera professione a questo tipo di disturbi, successivamente, lavorando con i miei pazienti, ho imparato a conoscere anche altri tipi di sofferenza (Disturbi d’ansia, Disturbi dell’Umore). La passione che nutro per il mio lavoro mi ha permesso di approfondire e integrare la psicoterapia cognitivo-comportamentale standard con altri approcci quali, Mindfulness, Compassion Focused Therapy, Dialectical and Behavioral Therapy (DBT) e Acceptance and Commitment Therapy (ACT).

Lavoro come psicoterapeuta nel mio studio a Peschiera del Garda (Centro in Relazione) e Parma ma ricevo anche presso il Poliambulatorio New Life e Dritto al Punto di Verona.

Mi reputo una donna che, oltre ad amare il suo lavoro, ama il mare e il sole della sua terra d’origine (il Salento) ma anche il vino e il cibo delle due terre che mi hanno accolta lungo il mio percorso di crescita come persona e come psicoterapeuta, l’Emilia Romagna e il Veneto. Porto con me, lungo la via, non solo i sapori dell’Italia ma anche quelli del Messico, dove ho vissuto per un po’ e che mi ha insegnato quanto sia indispensabile uscire dai propri schemi e non fare l’errore di considerare “i limiti del proprio campo visivo come i limiti del mondo”.