Paura di ragni, altezze, luoghi chiusi… e sangue

paura del sangue

Aracno-fobia, acro-fobia, claustro-fobia… Ma cosa vogliono dire tutti questi paroloni? Semplicemente “paura di” qualcosa (rispettivamente: ragni, altezze e luoghi chiusi).

Quasi il 10% della popolazione adulta soffre di una fobia specifica*, che solitamente riguarda una di queste 3 categorie:

  1. Animali (ragni, insetti, cani…);
  2. Ambiente naturale (altezze, temporali, acqua…);
  3. Situazioni (luoghi chiusi, aeroplani, ascensori…).

C’è anche una quarta categoria, diversa dalle precedenti, che è:

  1. Sangue-iniezioni-ferite.

Cosa succede se ho paura dei ragni e mi trovo di fronte ad un ragno?

Il mio cervello percepisce il pericolo e fa scattare la reazione di attacco o fuga: si attiva il sistema nervoso simpatico che mi prepara in brevissimo tempo ad attaccare o fuggire. I sintomi che percepisco sono quindi principalmente un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa: il mio corpo è pronto! Quello che il mio corpo mette in atto è una reazione molto antica che ha permesso ai nostri antenati, quando ancora vivevano nelle caverne, di sopravvivere ai pericoli a cui erano esposti (ad esempio, all’aggressione di animali feroci).

Cosa succede invece se ho paura del sangue e devo andare a fare un prelievo?

Esatto, svengo! Quello che succede in questo caso è un improvviso calo della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa… Cioè esattamente il contrario della reazione di attacco o fuga. Com’è possibile? Forse il motivo sta proprio, ancora una volta, nel nostro passato da cavernicoli.

Di fronte ad un pericolo come l’aggressione di un animale feroce, la cosa migliore da fare era sicuramente attaccare o fuggire, e infatti la reazione di attacco o fuga ci attiva per fare proprio questo. Ma di fronte ad una perdita di sangue o ad una ferita, nostra o di qualcuno vicino a noi, qual è la cosa migliore da fare, quella che aumenta le nostre probabilità di sopravvivenza? Lo svenimento è la soluzione che probabilmente in passato si è rivelata più utile perché:

  • se le ferite sono nostre, rallentando il funzionamento dell’organismo riduciamo le probabilità di morire dissanguati;
  • se le ferite sono di qualcuno vicino a noi, probabilmente è stato attaccato da qualcuno o qualcosa che potrebbe entro breve attaccare anche noi. Quindi non ci resta molto da fare se non… Fingerci morti (e sperare che l’aggressore non si interessi più a noi)!

Come impariamo ad aver paura di qualcosa?

A volte le fobie si sviluppano dopo un evento traumatico: se un cane mi aggredisce per esempio ho più probabilità di sviluppare una fobia dei cani. A volte invece le paure vengono apprese per imitazione: se i miei genitori hanno paura dei cani, probabilmente imparerò anch’io ad avere paura dei cani.

Indipendentemente da come si è creata la fobia, da quel momento io cercherò in tutti i modi di evitare i cani, e non avrò mai la possibilità di rendermi conto che non sono pericolosi: in questo modo le fobie si mantengono e infatti spesso durano tutta la vita.

Come possiamo smettere di avere paura?

Raramente una persona con una fobia specifica richiede un trattamento presso uno psicologo o psicoterapeuta, anche se le fobie sono dei veri e propri disturbi d’ansia. Se ho paura degli aerei, la qualità della mia vita non è molto compromessa visto che magari devo prendere l’aereo una volta l’anno per andare in vacanza. Ma se dovessi cambiare lavoro, e il nuovo lavoro mi richiedesse di viaggiare spesso, chiaramente le cose cambierebbero e avrei necessità di superare questa fobia.

Se, come abbiamo detto, l’evitamento è la benzina principale nel motore delle fobie, il modo migliore per uscirne sarà affrontare le proprie paure. Esporsi alle situazioni che ci fanno paura è proprio la chiave per il trattamento delle fobie, che di solito vengono trattate in maniera efficace con la tecnica della desensibilizzazione sistematica. Si imparano alcune tecniche di rilassamento e poi ci si espone gradualmente, con l’immaginazione oppure dal vivo, a ciò di cui ha paura.

 

*Ecco i criteri necessari per fare la diagnosi di fobia specifica secondo il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – quinta edizione 2013; American Psychiatric Association):

  1. Paura o ansia marcate verso un oggetto o situazione specifici (per esempio volare, altezza, animali, ricevere un’iniezione, vedere il sangue).
  2. La situazione o l’oggetto fobici provocano quasi sempre immediata paura o ansia.
  3. La situazione o l’oggetto fobici vengono attivamente evitati, oppure sopportati con paura o ansia intense.
  4. La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici e al contesto socioculturale.
  5. La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambiato sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
  6. Il disturbo non è meglio spiegato dai sintomi di un altro disturbo mentale.