Il Disturbo Oppositivo Provocatorio

Maria ha 9 anni ed è spesso arrabbiata. A casa litiga con i fratelli e si oppone alle regole di convivenza dettate dei genitori. A scuola litiga molto spesso. Le maestre la riprendono spesso. La sua rabbia sta aumentando e sta rendendo difficile la gestione di Maria da parte degli adulti.

Vediamo cos’è il Disturbo Oppositivo Provocatorio

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è un disturbo del comportamento. I bambini che presentano DOP manifestano disobbedienza, mostrano un umore negativo e spesso sono irritabili. Il livello di di oppositività causa delle difficoltà nell’adattamento del bambino a livello sociale. La maggior parte dei bambini, nelle diverse fasi della crescita, ha in realtà un certo grado di oppositività, ma coloro che hanno un disturbo presentano un’oppositività e un atteggiamento provocatorio di livello molto maggiore rispetto ai coetanei. Ad esempio, i temper tantrums sono tipici dei bambini di 2 anni ma possono essere segnali di esordio di DOP, in combinazione con gli altri sintomi, se sono presenti frequentemente ad età più avanzate.

Il DOP presenta queste caratteristiche:

  • si arrabbia facilmente;

  • spesso litiga anche con gli adulti;

  • sfida attivamente gli adulti o si rifiuta di rispettare le loro richieste e regole;

  • tende ad irritare di proposito le persone;

  • spesso accusa gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento;

  • è spesso suscettibile o facilmente irritato dagli altri;

  • rancoroso verso gli altri;

  • è spesso dispettoso e vendicativo.

Le cause del DOP non sono del tutto note, ma sembra altemente probabile che esso sia dovuto a:

  • una predisposizione legata al temperamento;

  • una componente ambientale (il contesto nel quale il bambino nasce e cresce).

Circa il 50-65% dei bambini che presentano DDAI sviluppa anche un DOP.

Vediamo perchè un bambino si comporta in modo aggressivo

Va precisato che le persone aggressive tendono a pensare e ad agire in modo diverso rispetto alle persone non aggressive. Esse sono convinte che il mondo sia ostile e che le persone agiscano in modo ostile nei loro confronti. Questo le porta di conseguenza a focalizzare la loro attenzione solo sugli aspetti del mondo che vanno a confermare la loro idea. Tenderanno per questo ad interpretare in modo sbagliato il comportamento degli altri, arrivando alla conclusione che gli altri «ce l’abbiano con loro». É chiaro come questa lettura del mondo le porti a comportarsi in modo da aggredire gli altri, che per loro sono una minaccia.

È bene intervenire quanto prima su questo disturbo perchè, in alcuni casi, i bambini che lo presentano rischiano di sviluppare in futuro:

  • comportamenti violenti;

  • problemi di salute mentale;

  • abbandoni scolastici;

  • abuso di sostanze;

  • problematiche relazionali che possono anche degenerare, durante l’adolescenza, in un disturbo della condotta;

  • disturbi d’ansia;

  • disturbo depressivo maggiore.

Il trattamento

Sono previsti diversi tipi di trattamento a seconda dell’età delle persone partecipanti. Il filo conduttore è la consapevolezza che i comportamenti aggressivi siano modificabili attraverso degli interventi sistematici.

Di seguito l’elenco dei principali trattamenti di comprovata efficacia:

  • Parent Menagement Training (Programma di allenamento per genitori), insegna ai genitori come fronteggiare i comportamenti aggressivi dei figli;

  • Social Skills Training (Programma di allenamento per apprendere le abilità sociali), nel quale vengono insegnate al bambino delle strategie utili e funzionali per affrontare le situazioni sociali;

  • psicoterapia, che prevede sia tecniche cognitive che tecniche comportamentali. Tra quelle cognitive solitamente si utilizzano: la psicoeducazione emotiva, la messa in discussione dei pensieri, l’allenamento alle autoistruzioni e l’utilizzo di affermazioni positive. Mentre tra quelle comportamentali si usano principalmente: il contratto comportamentale, la token economy (sistema a punti), l’ignorare strategico, la tecnica del time out e le strategie di problem solving.

Sviluppo e decorso del disturbo

  • L’età di esordio del DOP spesso è dalla nascita ai 2 anni. I bambini a quest’età possono manifestare un temperamento difficile e possono apparire irritabili, poco collaborativi, spesso sono frustrati e oppositivi;

  • tra i 3 e i 5 anni i problemi diventano più evidenti, in particolare la rabbia, l’oppositività e la provocatorietà persistono e spesso i bambini manifestano comportamenti aggressivi;

  • tra i 6 e gli 8 anni c’è una fase di stabilizzazione del problema durante la quale persistono l’aggressività e l’oppositività;

  • tra i 9 e i 14 anni i problemi di aggressività sono in continua evoluzione. Per esempio: possono ridursi i comportamenti aggressivi ma rimane molto evidente l’opposizione alle regole;

  • dai 15 anni in poi i problemi di aggressività spesso si consolidano.

*Per poter diagnosticare il Disturbo oppositivo provocatorio, secondo il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – quinta edizione 2013; American Psychiatric Association), si fa riferimento a questi criteri:

A) Un modello di comportamento nel quale è presente umore collerico/irritabile, comportamento polemico/provocatorio o vendicativo che dura da almeno 6 mesi evidenziato dalla presenza di almeno quattro sintomi di qualsiasi tra le seguenti categorie, e manifestato durante l’interazione con almeno un individuo diverso da un fratello.

Umore collerico/irritabile

  1. Va spesso in collera.

  2. É spesso permaloso/a o facilemente contrariato/a.

  3. É spesso adirato/a e risentito/a.

Comportamento polemico/provocatorio

  1. Litiga spesso con figure che rappresentano l’autorità o, per i bambini e gli adolescenti, con gli adulti.

  2. Spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare le richieste provenienti da figure che rappresentano l’autorità o le regole.

  3. Spesso irrita deliberatamente gli altri.

  4. Speso accusa gli altri per i propri errori o il proprio comportamento.

Vendicatività

  1. É stato/a dispettoso/a o vendicativo/a almeno due volte negli ultimi 6 mesi.

B) L’anomalia del comportamento è associata a disagio dell’individuo o di altre persone nel suo immediato contesto sociale (per es. famiglia, coetanei, colleghi di lavoro), oppure ha un impatto negativo sul funzionamento in ambito sociale, educativo, lavorativo o in altre aree importanti.

C) I comportamenti non si manifestano durante il decorso di altri disturbi.