Davvero sacrificarci per gli altri rende più felici loro e noi?

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Quando ci relazioniamo con gli altri spesso abbiamo la tendenza ad assumere comportamenti passivi, tendiamo cioè a rispettare gli altri più di quanto rispettiamo noi stessi. Lo facciamo spesso con tutte le migliori intenzioni ma… Non sempre riusciamo nel nostro intento, come ci spiega questa storiella, che non ricordo dove ho letto tanto tempo fa.

 

Due persone anziane, sposate da cinquant’anni, tutte le mattine fanno colazione insieme, dividendosi un panino che poi mangiano con la marmellata. Lo tagliano a metà, lui prende la parte sopra e lei prende la parte sotto. Un giorno lei ha l’influenza, non si sente bene e decide di non fare colazione. Lui taglia il panino a metà come al solito ma questa volta, invece di mangiare la parte sopra come fa da cinquant’anni, mangia la parte sotto. Quando la moglie se ne accorge gli chiede: “ma come mai mangi la parte sotto? Hai sempre preferito la parte sopra!” Lui, dopo averla guardata in silenzio, le sorride e le risponde “ho sempre mangiato la parte sopra perché tu volevi la parte sotto, e quindi ti ho sempre lasciato mangiare la parte che ti piaceva di più”. Lei sgrana gli occhi e risponde “ma io volevo la parte sopra, ho sempre mangiato quella sotto perché pensavo che tu preferissi quella sopra!” Scoprono così, dopo cinquant’anni, che entrambi avevano rinunciato alla parte di panino che preferivano: pensando di fare una cosa carina per l’altro, non si erano mai detti quale parte di panino preferivano!

Questa storiella mi fa sempre sorridere e nello stesso tempo commuovere. Immagino questi due vecchietti, chissà quante ne hanno passate in cinquant’anni, volersi così bene da sacrificare ogni giorno della loro vita una cosa, seppur piccola, che desideravano, per far felice l’altro. Eppure, nello stesso tempo non posso che pensare: ma porca miseria, ci voleva davvero così poco per essere più felici entrambi!

Quante volte anche noi ci siamo sacrificati per il bene dell’altro? Siamo davvero sicuri di aver fatto il suo bene? E al nostro di bene, perché non ci pensiamo mai? Perché il bene degli altri viene prima del nostro? Perfino al catechismo, quando siamo bambini, ci insegnano “ama il prossimo tuo come te stesso”! Come te stesso, non di più! In quale momento della vita passiamo dall’amare l’altro come noi stessi all’amarlo di più? E perché?